INTELLIGENZA ARTIFICIALE E GIUSTIZIA

Data pubblicazione: 11/04/2025
Categoria: Intelligenza artificiale

La crescita costante dell'intelligenza artificiale, con la conseguente sempre maggiore difficoltà a distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è, andrà ad incidere sensibilmente sulla nostra quotidianità e sui servizi essenziali dello Stato, tra cui il settore della giustizia.

Innanzitutto, potrebbe cambiare il criterio di imputazione di alcuni reati. Cosa succederebbe, ad esempio, se un'autovettura guidata autonomamente - attraverso un software di autopilota che predispone il percorso attraverso le istruzioni fornite dal passeggero - dovesse causare un incidente, cagionando il ferimento o, addirittura, il decesso di alcune persone? Potrebbe il programmatore rispondere dell'illecito, anche solo dal punto di vista colposo, per il semplice fatto di aver ideato l'algoritmo su cui si base il software del veicolo autore del sinistro? Il quesito resta aperto e determina non poche conseguenze, anche nell'ottica di svolgimento delle indagini e di acquisizione della prova da produrre in giudizio.

Per non parlare poi di tutte le problematiche connesse all'intelligenza artificiale generativa, che tende a staccarsi sempre più dall'uomo, stante la sua capacità di apprendere e adattarsi alle situazioni concrete. In una simile realtà sarà sempre più difficile attribuire la paternità di un reato all'essere umano, secondo i principi classici del diritto penale. Ciò comporterà che la tentazione di rivolgersi direttamente alla macchina attribuendogli un centro autonomo di imputazione giuridica, essendo la stessa dotata di autonomia comportamentale e decisionale, sarà sempre più forte.

Un'altra questione che si presenterà sarà quella della deepfake defense, ossia una strategia difensiva secondo cui ciò che viene prodotto in giudizio risulta falso o quantomeno contestabile, in quanto frutto dell'intelligenza artificiale. Molti mezzi di prova (un documento, una perizia, una riproduzione fotografica o audiovisiva) potrebbero, infatti, essere oggetto di contestazione, in quanto producibili o modificabili attraverso tecniche digitali.

Tutto ciò potrebbe determinare un ritorno alla supervisione umana. In poche parole, gli inquirenti e le stesse aziende sarebbero spinti, per ragioni difensive o di certezza della pena, a fare sempre meno affidamento a strumenti di acquisizione digitale della prova, bensì a servirsi di propri consulenti per verificare ed accertare la veridicità di un fatto direttamente sul campo e nell'esatto momento in cui questo venga effettivamente ad esistenza.

Avv. Michele Accettella

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