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09/11/2014 - Compensi in nero? Ora arriva anche la bolletta dell'elettricita'
La Suprema Corte, con la recente sentenza n. 20897/2014, riconosce al Fisco la facoltà di utilizzare qualsiasi elemento probatorio, anche di tipo induttivo, per determinare l'esatto ammontare del reddito di un contribuente durante il periodo di imposta. Compreso l'uso di presunzioni supersemplici - quelle, cioè, che no richiedono i caratteri della gravità, precisione e concordanza.
Così, mentre da un lato la Consulta pone un limite all'utilizzabilità dei prelievi bancari ingiustificati per provare acquisti non dichiarati dei liberi professionisti, dall'altro apre la strada all'inversione dell'onere della prova (con l'utilizzo delle presunzioni supersemplici, appunto) per dimostrare eventuali frodi fiscali.
In particolare, nella controversia esaminata dalla Suprema Corte con sentenza n. 20897/2014, è stato ritenuto lecito il ricorso alla lettura dei consumi elettrici prodotti da un'imprenditrice sottoposta ad accertamento, per dedurne il reddito effettivo.
Quest'ultima, raggiunta da un avviso di accertamento, impugnava l'atto, vedendosi riconosciute le proprie ragioni sia dalla Commissione Tributaria Provinciale sia dalla Commissione Tributaria Regionale. Entrambi gli organi giudicanti, infatti, avevano ritenuto illegittimo l'accertamento, perché basato semplicemente su studi di settore, in spregio delle norme sull'onere della prova.
Ma tale accertamento veniva, comunque, reso esecutivo dalla Corte di Cassazione, adita successivamente dall'ente riscossore, la quale stabiliva che l'ente impositore può procedere ad accertamento induttivo ogni qualvolta ravvisi gravi incongruenze tra importi dichiarati e quelli desumibili dalle caratteristiche e dalle condizioni inerenti l'attività svolta o dagli studi di settore.